25 aprile 2018

Il potere del simbolo


Nel giorno del 25 aprile si legge che alcune amministrazioni comunali non vogliono che la banda esegua "Bella ciao" perchè sarebbe una musica divisiva.
Della stessa parte politica sono coloro che vorrebbero ripristinare la statua che troneggiava negli anni '30 in Piazza Vittoria: potere dei simboli, materiali e immateriali. Potere della musica e dell'arte!
In realtà la discussione che appassiona da anni molti Bresciani è solo apparentemente oziosa: posizionare una statua sul piedistallo vuoto di Piazza Vittoria non incrementa l'occupazione, non favorisce l'integrazione degli stranieri, non risolve i problemi delle famiglie con anziani non autosufficienti, ma scalda comunque gli animi.
In effetti il tema della ricollocazione della statua del giovane atleta, altrimenti detta "L'era fascista" (così la definì Mussolini all'inaugurazione nel 1932) o "il bigio" dai bresciani che, seduti al caffè, avevano modo di valutare le qualità virili del campione immortalato da Dazzi, sollecita la discussione su argomenti fondanti l'idea che una città vuol dare di sé, sia sul  piano ideologico politico, sia nel rapporto che intrattiene con l'arte pubblica.
Risultati immagini per il bigio piazza vittoria

Il tema ideologico è stato il più dibattuto da quando nel 2013 la giunta di centro destra ipotizzò di ricollocarla nella Piazza Vittoria appena restaurata. La statua però ha presto dimostrato di  non aver perso il suo portato politico: nelle forme, oltre che nella memoria pubblica, rappresenta la pagina più oscura,  tragica e distruttiva della storia italiana del Novecento. La sua ricollocazione nella più compiuta Piazza fascista d'Italia, si è detto, avrebbe comportato il catalizzarsi di opposte violenze. E così l'amministrazione successiva, di centro sinistra non ha dato corso al progetto,
In effetti, questo sarebbe l'unico simbolo monumentale posto nel centro cittadino e riverberebbe i suoi foschi significati sulle piazze storiche della vita civica bresciana.
Arnaldo da Brescia, Garibaldi, Zanardelli, che del centro storico sono ai margini, poco potrebbero per contrastare quest'aura.
La rimozione della statua dal suo piedistallo nel dopoguerra e l'assenza che oggi appare, ha un valore storico e civico infinitamente più alto di quello che deriverebbe dalla sua ricollocazione. Pertanto, così come è stato giusto rimuovere i simboli delle dittatura dalla Russia, alla Romania, all'Iraq, è giusto che il simbolo dl fascismo bresciano non torni al suo posto.


Sul piano estetico il discorso mi appare però più complesso.
La piazza metafisico-fascista, manca effettivamente  di un pezzo, di un fuoco ottico che la completi.
Al contempo la distruzione, e anche l'occultamento di un'opera d'arte, di dubbio valore artistico, ma di sicuro valore storico, non è segno di maturità civica e di consapevolezza di sé.
Brescia, come tutte le città ha bisogno di monumenti, ovvero di opere d'arte in cui riconoscersi, non solo si puri ornamenti estetici, ma di opere che fissino il paesaggio della memoria.
La scultura di Mimmo Paladino, posta sul piedistallo di Piazza Vittoria, sebbene efficace e significativa se accostata alle altre opere che hanno costituito l'allestimento temporaneo delle opere dell'artista, presa singolarmente appare un simulacro dell'Era Fascista: sostituendo il bigio lo richiama nell'impianto spaziale, senza negarlo. Non funziona.
Risultati immagini per piazza vittori paladino

Il centro di Brescia ha bisogno di un'opera che ne richiami i valori civici più elevati. I valori che dal rifiuto della dittatura e della guerra, confermino l'etica del lavoro, della solidarietà, della volontà di pace, valori  che hanno caratterizzato la storia di questa gente.
E il bigio?
La città manca, incredibilmente, di un museo d'arte moderna e di una galleria di arte contemporanea.
Non sarebbe ora di costituirlo? I grandi collezionisti bresciani, le fondazioni, i filantropi, gli amanti della città, non possono unirsi per donare alla cittadinanza un luogo dove l'arte e la storia più recente sia degnamente custodita, rappresentata e mostrata, prima di tutto ai cittadini presenti e futuri, vecchi e nuovi, e poi agli ospiti e ai turisti.
Nel contesto di un museo d'arte moderna, in un parco di sculture, in un luogo dell'arte e della memoria (come quello che ad esempio si è aperto a Bucarest), il giovane atleta di Dazzi potrebbe essere esposto degnamente, illustrato e spiegato ai visitatori, mettendone in luce le contraddizioni, la sua storia controversa, a partire dal progetto (il giovane che fece da modello è stato davvero, in seguito, un partigiano ucciso dai fascisti?), dalla sua collocazione originaria, fino alle ragioni della sua rimozione.

ANSA: quando cadono le statue

Interessante saggio di Lisa Parola su Art tribune; arte storia monumento


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