22 settembre 2013

Un altro capolavoro dell'architettura sociale

Inaugurato in pompa magna alla fine di luglio, è il nuovo quartiere di edilizia popolare, all'estrema periferia sud est di Brescia. Siamo alle propaggini del cosiddetto Sampolino. 
Già il nome, per il quartiere, ė esilarante: la piccola San Polo (?); come dire... le veline (ci sono a Scampia?), il gallaratesino...

San Polo, per l'edilizia economica e popolare è stata, non solo per Brescia, un'epopea: ettari di territorio periurbano destinati, per iniziativa pubblica, all'edilizia convenzionata e sovvenzionata. Il trionfo della pianificazione razionale, guidata da Benevolo, che non poche polemiche ha suscitato nel suo compiersi, ma che, in definitiva, ha prodotto risultati positivi nel medio e nel lungo periodo.

Quindi, nel decennio 2000-2010, sorge il piccolo quartiere di edilizia sociale detto Sampolino: strade e spazi comuni ridotti, casette miserande che potrebbero stare tranquillamente ad Hammamet, stecche multipiano da palazzinari campani.
Però c'è il Metro, che si innalza passando in mezzo alle case, ma, purtroppo, non c'è il mood dei Blues Brothers.

Infine l'ultimo capolavoro: quattro palazzine "vendute", con orgoglio, come il non plus ultra dell'edilizia sostenibile, a impatto zero, tamponamenti in legno ultra performanti... Così che, se l'inquilino non paga la bolletta, almeno il danno è ridotto. Le auto restano fuori perchè, per fare gli interrati, si sarebbe dovuto spendere troppo per garantirsi dagli allagamenti dalla falda sempre più alta, oltre che inquinata.

Il nuovo compound vi accoglie con un steccato in legno: sembra di essere ancora in cantiere, invece è definitivo: serve a nascondere il retro di baracche definite cantine, che accolgono pregevolmente il visitatore. 


Fra le cantine e gli ingressi delle palazzine, il niente. Un corridoio di cemento in cui dovrebbero giocare i bambini. 
Un atrio e delle scale squallide con pianerottoli su cui si aprono cinque porte. 
Ai tempi dell'Ina casa, i pianerottoli davano accesso a due-tre appartamenti. E c'è un perché.
Le facciate esterne sono orrende: campiture rosso - bruno con rettangoloni bianchi, insensati. 
È il segno della crisi? Ricordati che sei povero e povero resterai.
Mah.


07 gennaio 2013

Tintoretto non potrebbe essere più furioso

Tintoretto non potrebbe essere più furioso. D'altronde non era questo il suo soprannome?
La sua era furia costruttiva, dinamismo di corpi e sentimenti  agitati sotto cieli corruschi.
Forse una limpida scala cromatica svettante verso il cielo, che segna i piani  di una torre d'abitazione, non è stato il miglior omaggio che gli si potesse fare.
La torre Tintoretto di San Polo, a Brescia, negli anni, ha comunque voluto dar voce alla sua alta dedicazione.
E l'umanità che lì, suo malgrado, si è affollata, ha dato senso, negli anni, alla casualità di un nome, Tintoretto, appunto.
Ora, la Tintoretto non la si distrugge più.
Ora che i suoi abitanti sono stati sloggiati, ora che è vuota, ora che è "pacificata", che è ben servita dalla nuova stazione della metropolitana, ma guarda un po', forse conviene  "valorizzarla".
Il "contratto di quartiere" è costato e costerà  alle finanze pubbliche 13 milioni di euro, con i quali si doveva e si deve riqualificare e rivitalizzare un quartiere.
Si doveva e si deve favorire l'associazionismo, creare occasioni di occupazione, bonificare situazioni di degrado abitativo. Obiettivi e soluzioni dovevano scaturire da processi partecipativi che avessero come primi attori gli abitanti, le associazioni, gli enti del quartiere. Doveva essere un fiorire di progetti, di iniziative. Invece ... Niente. Solo devastazione.
A chi faceva comodo distruggere la torre e espellendone gli abitanti?
Probabilmente agli stessi a cui fa ora comodo venderla, sotto prezzo ("il mercato immobiliare, si sa, oggi è quello che è"), risanata senza far nulla, a spese della società.
E i soldi (pochi, pochissimi, meno del 3% del budget), per il sociale dove sono finiti?
Sono volati via insieme agli Elefanti. Per qualche doposcuola neanche concordato con le scuole (in cui non è stato finanziato alcun progetto) ... Si tratta di più di 250.000 euro finiti in gran parte alla cooperativa "elefanti volanti", mentre i bambini della scuola, per visitare i musei civici, devono pagare il biglietto... anche per l'autobus.
La cultura e l'arte sono state ignorate, come il lavoro, come il destino di un quartiere, come il rispetto per l'unico grande quartiere residenziale popolare razionalista, efficace, degli ultimi quaranta anni in Italia.
Tintoretto, più che furioso ha di che essere depresso.