28 febbraio 2007

Utopia a VEMA: ma non bastava fare un bell'autogrill?

Utopie reali?
L'ossimoro proposto da Purini nell'ultima Biennale Architettura di Venezia spero non si realizzi mai.

Amo le utopie (forse tanto quanto detesto le utopie realizzate) e le amo proprio per il loro potenziale critico e trasgressivo rispetto al reale, ma l'esposizione di progetti di VEMA sembra proprio voler recuperare la centralità urbana attraverso un nuovo atto fondativo.


Atto fondativo privo però di referenti sociali e culturali e denso solo di referenti utilitaristici.
Lo trovo un esercizio di violenza: si cerca di rifuggire dalla complessità, di uscire dai tracciati problematici e critici che la crescita urbana ha determinato, per invadere ancora e ancora di più un territorio che vergine non è, ma (e lo stupro e ancora più grave), che lo si ritiene tale.
Non vedo traccia della catastrofe (come nel caso di Gibellina, citata da Purini), o dell'emergenza identitaria che offra almeno una labile giustificazione.

Si cerca ancora qualche cosa da colonizzare, evidentemente non ci si riesce in Cina e ci si prova a casa del vicino:
pare che costi troppo riordinare lo sprawl urbano, bonificare i siti industriali degradati, riutilizzare o recuperare un'edilizia senza qualità e che non risponde a minimi requisiti di utilità, coinvolgere cittadini reali ed esistenti per disegnare e riqualificare il proprio territorio.
Meglio trovare sugli assi Palermo-Berlino e Lisbona-Kiev un bel tratto di terreno per intercettare qualche spicciolo. Ma non bastava fare un bell'autogrill?
No, invece si appiccica un terribile francobollo rettangolare su una campagna millenaria, senza alcun rispetto per i tracciati storici, chiudendosi rispetto al mondo entro un rettangolo statico e respingente.
Con tutto il rispetto per la notevole architettura di cui Purini ha dato prova, fra l'altro, proprio a Gibellina, credo che si sia bevuto il cervello, brindando con chi, a Venezia gli ha consentito di farlo.
http://www.padiglioneitaliano.org/