17 giugno 2016

The floating piers e i benpensanti



The floating piers un primo effetto l'ha già generato: ha portato alla luce i "benpensanti" e i "benaltristi".
Spesso coincidono con i colti ignoranti, ovvero coloro che credono di saperne sempre un pezzetto più di te: in genere non sanno un tubo di quello di cui stanno parlando ma spostano il discorso su ciò di cui credono di sapere.
Il valore estetico dell'opera? "È opinabile e relativo" cioè "non lo so minimamente valutare, però i presunti costi sociali, gli effetti sul traffico, quelli sì". Il valore sociale delle arti partecipative, ove artista, opera e fruitore si con fondono? Ma neanche per idea, "è nulla di fronte all'allarme generato dalla possibile confusione determinata dall'ingresso libero e gratuito". "La sarneghera, la pioggia potrebbero rovinare l'evento... Con quello che è costato!" E non si considera che l'umiltà dell'artista (cioè la nostra) è e resta quella di piegarsi di fronte agli eventi naturali che ci sono e ci saranno sempre superiori.
Se almeno questi "benaltristi" avessero letto qualche dossier o fossero andati alla mostra sulle opere di Christo e Jeanne Claude, forse avrebbero colto nella poesia dell'opera degli ombrelli, il dialogo che si è creato con il paesaggio, restituito indenne ma donato a tutti noi con un'aura diversa e non consumato dalla banalizzazione della cartolina e dal distratto, invadente, distruttivo turismo della domenica, quello che crea parcheggi, pontili e parchi gioco. Il sonno della ragione genera chioschi.