13 marzo 2012

Partecipazione in urbanistica come contributo di senso

Introduzione all'incontro di studio "I sensi della città", Comunicare l'urbanistica, Brescia 8 marzo 2012


Che le scelte di pianificazione debbano far ricorso a strumenti che prevedano la partecipazione dei cittadini non é solo una sensibilità di alcuni amministratori e professionisti o una rivendicazione di gruppi di cittadinanza attiva, ma ormai, dopo decenni di studi scientifici, sperimentazioni pioneristiche, solenni indicazioni europee, entusiasmi e delusioni è divenuta spesso prassi, e almeno in alcuni provvedimenti e procedure di pianificazione, norma o enunciato di legge.




La città di Brescia ha in diverse occasioni promosso la partecipazione dei cittadini a scelte di piano o di progetto. Dall' Agenda 21 di alcuni anni fa, a progetti di recupero urbano nei quartieri del Villaggio Violino, di Borgo Trento, a progetti di formazione di parchi presso le strutture scolastiche.

Anche oggi, come è noto, nel contratto di quartiere di San Polo, si è dovuto, per legge, implementare un processo partecipativo.

 San Polo - Brescia, Torre Tintoretto

Purtroppo, però, vuoi la difficoltà, vuoi la scomodità, vuoi che la  Regione Lombardia, nonostante gli enunciati della Legge 12/2005, non dia prescrizioni nette, l'introduzione di azioni partecipative sia nei progetti di grandi infrastrutture, come è la metropolitana e il nuovo disegno di suolo e di assetto urbano che ne consegue, sia nell'elaborazione del PGT, che già di per sé è di grande complessità, è, a mio parere, trascurata.

Siamo consci che lo stesso termine "partecipazione", applicato all'urbanistica ha dato e dà luogo ad equivoci che hanno indotto alcuni a trattare il tema con sufficienza, o ad eluderlo.

Non ci sfugge che l'introduzione maldestra o anche solo sfortunata di iniziative di partecipazione nei processi di pianificazione e progettazione ha talvolta dato esiti controversi, e che il tema della partecipazione si è talvolta prestato a interpretazioni del tutto ideologiche.

Riteniamo però che approfondire l'argomento abbia, per la città di brescia, alla vigilia di potenziali cambiamenti dell'assetto territoriale, un'importanza centrale,

non solo e non tanto perché con un'efficace azione partecipativa si può dare forza e legittimità, o ridurre le conflittualità intorno a future (eventuali) scelte di piano o di progetto, ma soprattutto perché attraverso la partecipazione dei cittadini si acquisiscono punti di vista, conoscenze; si moltiplicano i sensi di percezione della città e si attribuiscono nuovi sensi, nuovi significati alla città.

Nel Project Cycle Management, metodo messo a punto negli anni '80 in ambito europeo per migliorare la qualità dei progetti di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, si legge: “......... una pianificazione corretta deve identificare le reali esigenze dei beneficiari e ciò non può essere possibile senza un’analisi della situazione locale così come viene percepita dai diversi gruppi di attori interessati”.

Ciò che si mette in evidenza, in questa proposizione, non è tanto l'ovvia necessità di procedere con analisi accurate del contesto e delle esigenze a cui deve rispondere l'intervento di pianificazione, ma, soprattutto la necessità di conoscere la percezione che del territorio hanno i cittadini, compresi e sopra tutti quelli poco usi a confrontarsi con il governo della cosa pubblica, che poco o nulla partecipano alla negoziazione delle scelte strategiche, alle assemblee, alle conferenze o a convegni come questo, cittadini che spesso sono poi protagonisti della vita urbana.

La commissione urbanistica dell'ordine degli architetti ha quindi voluto sollecitare, con questo incontro di studio, una riflessione sulle diverse molteplici e spesso sorprendenti percezioni che si hanno del territorio e della città.

Sull'incremento di significato e di senso che si può incorporare in un progetto e in un piano urbanistico sollecitando, o meglio, favorendo e facilitando, l'intervento diretto dei cittadini nella definizione delle scelte.

Una tale attenzione non può che essere interdisciplinare: qualunque cittadino interviene e partecipa alle scelte con tutto se stesso e la ricerca in campo socio economico non solo rappresenta un punto di vista nell'analisi delle dinamiche territoriali, ma, quando condotta con questa attenzione, fornisce strumenti indispensabili per orientare processi di pianificazione attenti alla complessità delle realtà territoriali.

E attraverso la ricerca e la critica, effettuata anche da chi urbanista non é, cercare di recuperare un valore all'istituto della partecipazione che possa definirne il ruolo operativo.