23 settembre 2012

Memoria e possibilità di futuro

Non possiamo farci niente: un luogo si impone con il proprio passato e con la necessità di futuro.
E' la permanenza di significati che si agitano, si preservano e si rinnovano; l'affastellarsi di voci e di suoni che restano, riposano e si risvegliano, mutando lingua e raccontandosi di nuovo.
Per quanto si possa abbandonare un luogo, distruggere tutto ciò che è stato e che cresce, spargere il sale sulle rovine, le tracce restano a raccontare; e la distruzione resta parte fondante di una storia., diventa un aggregatore di senso, che raccoglie, in un attimo, anni, o secoli, di passioni e ragioni.
Non come l'araba fenice, che rinasce identica dalle sue ceneri, ma come Gerusalemme, che muore e rinasce, sempre uguale e sempre diversa.


 "Mappa di Madaba", mosaico che costituisce la più antica rappresentazione di Gerusalemme, rinvenuto nel 1876 nella chiesa di San Giorgio a Madaba, 30 chilometri a sud diAmman (Giordania) . 
Nel blog da cui traggo questa immagine  - link - si riferisce che è stata rintracciata la strada che potrebbe essere quella rappresentata nel mosaico e di cui si era persa la conoscenza e la memoria.
Il luogo continua a raccontarsi e forma una unità di senso con la sua rappresentazione.





Una casa, uno spazio qualunque, costruito per abitare, racconta di come i padri hanno operato con fatica, entusiasmo, alimentando illusioni e fronteggiando delusioni, di come i figli l'abbiano poi distrutta negando i padri per afferrmare se stessi, di come i nipoti, alla ricerca di radici, l'abbiano ricostruita, di come estranei, entratine in possesso, abbiano rinnovato il ciclo.
Intanto le pietre, i legni, i ferri restano impietosi a guardare, subendo, solo in parte, gli stessi destini.

Una strada, una piazza, si muove con la comunità che la riempie e la svuota; ne ospita, sensibile, le intenzioni, i conflitti, i desideri, gli affari.
Anche uno spazio pubblico racconta e si racconta.





E' inutile stabilire se Zenobia si da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare al città o ne sono cancellati (...) di una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. (Italo Clavino, Le città invisibili)







E quindi? Ci è d'obbligo serbare la memoria intatta?
Sì, ma.. per chiunque arriva il momento di fare pulizia, arriva il momento della rinascita e di ritrovare la propria identità.
Per tutti il rischio di appassire di fronte ad un album di fotografie contrasta con il rimpianto di non avere il segno di un ricordo.
E non sempre si ha l'accortezza di consentire ai nipoti di rintracciare i tratti di un discorso che abbiamo voluto cancellare.

Insomma, non contano solo regole e princìpi, conta l'onestà e la simpatia con i luoghi.
I luoghi dobbiamo  guardarli, ma anche ascoltarli, con onestà e pazienza. E infine scegliere: collaborando con il luogo dovremo elaborare un progetto di futuro, in cui qualcosa salveremo, altre cose no.
Con l'attenzione che si presta a riconoscere, o rinnovare o restituire il senso alle cose.




13 marzo 2012

Partecipazione in urbanistica come contributo di senso

Introduzione all'incontro di studio "I sensi della città", Comunicare l'urbanistica, Brescia 8 marzo 2012


Che le scelte di pianificazione debbano far ricorso a strumenti che prevedano la partecipazione dei cittadini non é solo una sensibilità di alcuni amministratori e professionisti o una rivendicazione di gruppi di cittadinanza attiva, ma ormai, dopo decenni di studi scientifici, sperimentazioni pioneristiche, solenni indicazioni europee, entusiasmi e delusioni è divenuta spesso prassi, e almeno in alcuni provvedimenti e procedure di pianificazione, norma o enunciato di legge.




La città di Brescia ha in diverse occasioni promosso la partecipazione dei cittadini a scelte di piano o di progetto. Dall' Agenda 21 di alcuni anni fa, a progetti di recupero urbano nei quartieri del Villaggio Violino, di Borgo Trento, a progetti di formazione di parchi presso le strutture scolastiche.

Anche oggi, come è noto, nel contratto di quartiere di San Polo, si è dovuto, per legge, implementare un processo partecipativo.

 San Polo - Brescia, Torre Tintoretto

Purtroppo, però, vuoi la difficoltà, vuoi la scomodità, vuoi che la  Regione Lombardia, nonostante gli enunciati della Legge 12/2005, non dia prescrizioni nette, l'introduzione di azioni partecipative sia nei progetti di grandi infrastrutture, come è la metropolitana e il nuovo disegno di suolo e di assetto urbano che ne consegue, sia nell'elaborazione del PGT, che già di per sé è di grande complessità, è, a mio parere, trascurata.

Siamo consci che lo stesso termine "partecipazione", applicato all'urbanistica ha dato e dà luogo ad equivoci che hanno indotto alcuni a trattare il tema con sufficienza, o ad eluderlo.

Non ci sfugge che l'introduzione maldestra o anche solo sfortunata di iniziative di partecipazione nei processi di pianificazione e progettazione ha talvolta dato esiti controversi, e che il tema della partecipazione si è talvolta prestato a interpretazioni del tutto ideologiche.

Riteniamo però che approfondire l'argomento abbia, per la città di brescia, alla vigilia di potenziali cambiamenti dell'assetto territoriale, un'importanza centrale,

non solo e non tanto perché con un'efficace azione partecipativa si può dare forza e legittimità, o ridurre le conflittualità intorno a future (eventuali) scelte di piano o di progetto, ma soprattutto perché attraverso la partecipazione dei cittadini si acquisiscono punti di vista, conoscenze; si moltiplicano i sensi di percezione della città e si attribuiscono nuovi sensi, nuovi significati alla città.

Nel Project Cycle Management, metodo messo a punto negli anni '80 in ambito europeo per migliorare la qualità dei progetti di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, si legge: “......... una pianificazione corretta deve identificare le reali esigenze dei beneficiari e ciò non può essere possibile senza un’analisi della situazione locale così come viene percepita dai diversi gruppi di attori interessati”.

Ciò che si mette in evidenza, in questa proposizione, non è tanto l'ovvia necessità di procedere con analisi accurate del contesto e delle esigenze a cui deve rispondere l'intervento di pianificazione, ma, soprattutto la necessità di conoscere la percezione che del territorio hanno i cittadini, compresi e sopra tutti quelli poco usi a confrontarsi con il governo della cosa pubblica, che poco o nulla partecipano alla negoziazione delle scelte strategiche, alle assemblee, alle conferenze o a convegni come questo, cittadini che spesso sono poi protagonisti della vita urbana.

La commissione urbanistica dell'ordine degli architetti ha quindi voluto sollecitare, con questo incontro di studio, una riflessione sulle diverse molteplici e spesso sorprendenti percezioni che si hanno del territorio e della città.

Sull'incremento di significato e di senso che si può incorporare in un progetto e in un piano urbanistico sollecitando, o meglio, favorendo e facilitando, l'intervento diretto dei cittadini nella definizione delle scelte.

Una tale attenzione non può che essere interdisciplinare: qualunque cittadino interviene e partecipa alle scelte con tutto se stesso e la ricerca in campo socio economico non solo rappresenta un punto di vista nell'analisi delle dinamiche territoriali, ma, quando condotta con questa attenzione, fornisce strumenti indispensabili per orientare processi di pianificazione attenti alla complessità delle realtà territoriali.

E attraverso la ricerca e la critica, effettuata anche da chi urbanista non é, cercare di recuperare un valore all'istituto della partecipazione che possa definirne il ruolo operativo.

27 gennaio 2012

Friburgo, il quartiere Vauban, i trasporti. Riflessioni

Scrivo queste osservazioni di getto, dopo aver partecipato questa sera alla presentazione del piano da parte di Andreas Hildebrandt e, nonostante una sostanziale ammirazione per i principi di sostenibilita' che sembrano essere sottesi dal piano in discussione, mi restano alcune perplessita' 1- in primo luogo rilevo la mancanza di una tradizionalissima, circonvallazione. L' impianto sostanzialmente radiale della rete dei tram di Friburgo, per quanto dotato di parziali connessioni trasversali, privilegiando per ogni linea le direttrici centro-periferia, sembra carente di tratte di collegamento tra i quartieri perifierici. Ovvero, il collegamento tra i quartieri periferici sembra avvenire secondo tragitti che necessariamente transitano attraverso , o in prossimita',del nodo centrale,sovraccaricandolo , allungando i tempi di percorrenza e isolando tra loro le diverse periferie; 2- Con riferimento ai due quartieri di nuova formazione, rispettivamente con capacita' insediativa di 5.000 e 12.000 abitanti, Hildebrandt ha riferito una modalita' organizzativa ispirata a principi di sostenibilita' che prevede: A) l'esclusione delle auto dal quartiere, consentendo solo il carico e scarico e il transito limitato a queste funzioni; B)Divieto di parcheggio su strada pubblica, assenza di parcheggi privati e allestimento di un'area parcheggio esterna al quartiere, con stalli che devono essere acquistati dai residenti; C) allestimento di una tramvia che attraversa longitudinalmente il quartiere, in modo che i residenti dispongano di una fermata di tram alla massima distanza di 500 mt. D) soddisfazione dei bisogni primari e quotidiani all'interno del quartiere. l'operazione e' stata attuata attraverso la vendita dei terreni di proprieta' pubblica ai privati che qui hanno edificato e con il ricavato, il comune ha finanziato la costruzione della tramvia gestita dalla societa' di trasporti. Sorgono i seguenti dubbi 1) quale è l'etá media dei nuovi residenti? Perchè 500 mt per raggiungere la fermata del tram? Mi sembra una distanza considerevole per un bambino o per un anziano. 2) Si stima geometricamnte che non piu'del 30 /100 degli immobili in questi quartieri sia posto ad una distanza comoda dalla fermata del tram ( 100-200mt) Il restante 70/100 e' posto di necessita' ad una distanza superiore (200-500 mt) come agisce questa situazione sul valore degli immobili diversamente collocati all'interno dei quartieri? 3) Se e' vero che la tramvia e' stata finanziata attraverso la vendita dei terreni di proprieta' pubblica, perche' gli attuali profitti risultano a favore della societa' di trasporti pubblici Che vantaggio ricava dall'operazione investimento pubblico? 4)E'davvero sostenibile che solo chi puo'acquistare uno stallo per il parcheggio della propria auto sia messo in condizione di poterne possedere una? In sostanza, siamo ancora di fronte ad un piano urbano x WASP? Un piano pensato per persone con capacita' di reddito, giovani, attive,produttive, indipendenti e dotate di tutte le necessarie protesi infomatiche,visto che anche la partecipazione,ha riferito Hildebrandt, si e' tradotta in una forma di consultazione della popolazione attraverso Internet, che come sappiamo non e' proprio accessibile a tutti -per eta', censo, lingua-. Leggo all'indirizzo http://www.cafebabel.it/article/23575/eco-quartieri-democrazia-e-ecologia-si-incontrano-a-friburgo.html Dietro la facciata di modernità e progresso umano di questo quartiere esiste tuttavia qualche imperfezione. La pace a volte inganna, e può dissimulare alcune realtà molto criticabili. Per cominciare non si può certo parlare di integrazione sociale: il 75% degli abitanti sono quadri di alto livello. Le vetrate degli appartamenti assomigliano a vetrine: non bisogna avere nulla da nascondere a Vauban. Tutto è pulito, impeccabile e visibile. Ma dalla strada. Nel 2005, un avvenimento in particolare ha turbato la pace del quartiere. La società che gestisce gli immobili del quartiere ha sfrattato una famiglia con cinque bambini a seguito di lamentele. Il vicinato sosteneva che i bambini erano troppo rumorosi, e che i genitori non adempivano al loro ruolo educativo.